Alla ricerca delle competenze giuste
La formazione come antidoto al mismatch
Di Ilaria Di Croce – Direttore Quadrifor
Le transizioni richiedono nuove competenze. Quando il mondo del lavoro attraversa grandi trasformazioni - come quelle indotte prima dalla digitalizzazione, poi dalla pandemia - non è scontato che sul mercato siano disponibili skill adeguate a soddisfare le nuove richieste. Il cosiddetto mismatch tra offerta e domanda di lavoro nasce proprio qui, dalla sostanziale differenza tra le competenze offerte dai lavoratori e quelle ricercate dalle aziende.
È innanzitutto un problema di numeri. In base al report annuale del Sistema Informativo Excelsior, cresce il numero di posizioni che restano scoperte a lungo, a causa della mancanza di lavoratori con la necessaria preparazione o addirittura in assenza di candidature. Nel 2017 a restare vacante era il 21 per cento del totale dei lavori offerti, oggi la percentuale è salita al 45,6 per cento. Su questa crescita incide sicuramente il fattore demografico, con la generazione dei Baby Boomer che va in pensione e la (molto) più ridotta schiera di Gen Z che fa il suo ingresso nel mercato del lavoro.
Oltre alla quantità, conta anche la qualità delle competenze ricercate. La distanza tra i percorsi formativi, scolastici e universitari, e le esigenze attuali delle organizzazioni che vogliano mantenere alta produttività e competitività continua a far sì che coesistano ancora alti tassi di disoccupazione e numeri elevati di posti vacanti. Si calcola che nel quadriennio 2022-2026 in Italia il fabbisogno occupazionale raggiungerà la cifra di 4 milioni di lavoratori.
Turnover ed espansione economica hanno bisogno di competenze
Con la pandemia, il rapporto tra talenti disponibili sul mercato e profili richiesti dalle aziende è peggiorato. La digitalizzazione, la diffusione del lavoro da remoto e l’imporsi di nuove scelte di consumo hanno infatti generato la domanda di nuove competenze, legate sia all’espansione di mercati inediti sia alla necessità di sostituire lavoratori in uscita o non dotati delle qualifiche necessarie. Sono scomparse le professioni intermedie, mentre è cresciuta la ricerca di alte e basse competenze.
Come ha spiegato nell’ultimo appuntamento con il nostro Scenario Italia il professor Claudio Lucifora, docente di Economia Politica all’Università Cattolica di Milano, sono due i fattori che spingono verso la generazione di nuove competenze: replacement demand ed expansion demand. Accanto alla necessità di sostituire le persone che vanno in pensione, aggiornare i servizi offerti e modernizzare l’azienda (replacement), c’è infatti anche la spinta ad ampliare i nuovi mercati che si sono stabilizzati a seguito delle transizioni in atto (expansion).
C’è bisogno, insomma, di nuove competenze per nuovi processi. I middle manager di oggi hanno la necessità di essere costantemente aggiornati sulle nuove frontiere tecnologiche, allenare il pensiero strategico, immaginare nuovi scenari e anticipare i bisogni dei clienti. Quello che cercano oggi aziende e persone è la capacità di sviluppare un digital mindset per imparare a gestire un ambiente in cui i processi diventano sempre più agili.
La formazione in questo può rappresentare un valido aiuto per ridurre il mismatch di competenze. Di fronte a un dinamismo senza precedenti del mercato del lavoro, puntare sull’aggiornamento delle competenze, investendo su upskilling e reskilling, è l’unico modo per riallineare il patrimonio di conoscenze e abilità delle persone alle nuove esigenze delle aziende.