Digitale, inclusivo e diffuso Il futuro del lavoro è ibrido

02/08/2023 | 238

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Digitale, inclusivo e diffuso
Il futuro del lavoro è ibrido

Di Giorgia Pacino
 

Nuove modalità hanno bisogno di strumenti nuovi. Con la progressiva diffusione del lavoro a distanza, è emersa l’esigenza di trovare una nuova organizzazione in grado di bilanciare gli obiettivi aziendali con le nuove esigenze dei dipendenti. È il cosidetto hybrid working, una combinazione di lavoro da remoto e lavoro in ufficio che si realizza in forme diverse e flessibili, adattandosi di volta in volta alle esigenze della singola realtà aziendale.

Dopo il grande esperimento di lavoro a distanza vissuto nei mesi del lockdown, le organizzazioni hanno dovuto adattarsi. Secondo le stime dell’Osservatorio sullo Smart working del Politecnico di Milano, nelle grandi imprese è aumentato il numero di progetti strutturati: l’81% ne ha almeno uno e vede di buon occhio l’adozione di policy ad hoc per definirne i confini. Nove imprese su 10 puntano, così, a proseguire l’esperienza. 

Nelle PMI è prevalso, invece, un approccio informale, favorito dalla minor complessità organizzativa. Il 44% delle Piccole e medie imprese si dichiara, però, disinteressata al fenomeno: una PMI su tre abbandonerà lo smart working, frenata dalla difficoltà di conciliare attività e remotizzazione e dall’assenza di processi digitalizzati. 

Nuovi ambienti di lavoro per nuove esigenze

Le organizzazioni si stanno dividendo tra quante, pur volendo bilanciare presenza in ufficio e lavoro a distanza, stanno cercando di consolidare i modelli sperimentati durante la pandemia e quante sembrano invece voler procedere in senso opposto, cercando un ritorno alle precedenti modalità di lavoro. L’attuale situazione, per natura ibrida, impone però già oggi una riconfigurazione del modo di intendere l’organizzazione del lavoro.

Anche gli spazi sono interessati dalla trasformazione. La riprogettazione degli ambienti di lavoro non coincide necessariamente con una riduzione degli spazi o del numero di postazioni, ma richiede di concepire lay-out nuovi che favoriscano la massima realizzazione dell’esigenza lavorativa. 

Secondo il Politecnico di Milano, i luoghi di lavoro ibridi devono soddisfare quattro caratteristiche: differenziazione, con spazi che favoriscono la collaborazione e la socializzazione e altri che favoriscono la concentrazione e la contemplazione; riconfigurabilità, con spazi adattabili in tempi brevi e a costi contenuti; abitabilità, per rendere gli ambienti aziendali luoghi accoglienti che tengano conto del benessere, del comfort e delle esigenze professionali delle persone; intelligence, prevedendo spazi integrati con tecnologie digitali, che favoriscano l’interazione tra lavoratori in presenza e a distanza.

Investire in tecnologia e in competenze

Diventano, dunque, determinanti gli investimenti in tecnologia, affinché il lavoratore possa ritrovare il suo mondo di applicazioni, dati e processi su qualsiasi device utilizzi e in qualsiasi luogo si trovi. Al centro dei processi resta la persona, che è oggi circondata dagli strumenti funzionali a svolgere il suo lavoro da ogni dove.

Il tema chiave, però, resta culturale. Consentire alle persone di lavorare indipendentemente dal luogo, dal tempo e dal device impiegato presuppone un’organizzazione del lavoro fondata sugli obiettivi e un diverso modello di leadership. E la spinta alla digitalizzazione, impressa dalla pandemia, sta accelerando questo processo. Servono strumenti che consentano di restare collegati senza difficoltà e servono nuove competenze: in primis, nuove capacità digitali e l’abilità nel programmare l’attività per obiettivi per gestire un ufficio allargato.

I middle manager sono tra i primi coinvolti in questa trasformazione. Sono chiamati a coltivare skill individuali e a farne sviluppare di collettive nel proprio gruppo di lavoro, collaborando alla creazione di un ambiente di lavoro che, anche se hybrid, dovrà essere sempre più inclusivo e responsabile. Le competenze più importanti includono non solo la capacità di creare un’area di lavoro ovunque ci si trovi, ma anche la capacità di restare connessi con l’azienda a distanza. Fondamentale è il time management, con la pianificazione anticipata delle attività, così come la gestione dei flussi di lavoro per imparare a concentrarsi sui singoli task.

La diversità sul luogo di lavoro, sia esso fisico o virtuale, porta con sé indubbi vantaggi. Non solo perché consente di aprire l’azienda all’inserimento di risorse distanti dalla sede centrale o dagli uffici dislocati sul territorio, ma anche perché permette di creare team più variegati e inclusivi attingendo a un bacino sempre più ampio di talenti. Hybrid working significa, infatti, anche lavorare coinvolgendo più punti di vista. Guadagnandone in creatività, rapidità nel risolvere i problemi e in un più alto tasso di innovazione.
 


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