Metaverso: il web 3.0

05/10/2023 | 583

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di Lorenzo Montagna - Consulente aziendale, fondatore di second stArVr e Presidente italiano VRAR Association

Anche a voi è capitato di sentire continuamente di “Metaverso”? E magari vi siete chiesti cosa sia, senza mai trovare risposte precise? In effetti è una parola che ancora non si trova nei dizionari, una delle più ricercate su Google, un termine che ha molti significati e molto diversi tra loro. Vediamo insieme in cosa consiste e perché è un argomento di grande interesse per tutti noi sia come persone sia come professionisti. Faccio subito uno spoiler: si tratta di un nuovo mondo digitale ma che ancora non esiste del tutto. Quello che invece esiste, e che lo rende possibile anche a breve, è il nuovo WEB. Nella sua  nuova versione: 3.0. Dopo l’1.0 con PC e siti, il 2 con smartphone e social, ora è il momento del 3.0. Tecnologie molto potenti che creano insieme un nuovo mondo digitale: Realtà Aumentata (AR) Virtuale (VR) Intelligenza Artificiale (AI) ,5G, Blockchain e piattaforme in stile “gaming”  abbinate tra loro creano nuove esperienze che possiamo definire “fi-gitali” fisiche e digitali insieme. Se può sembrare un futuro lontano queste tecnologie sono invece il presente, e si basano su di un passato recentissimo.
Nel 2020 la nostra vita e le nostre storie sono andate avanti nonostante i lockdown; molti di noi si sono laureati, sposati e abbiamo tutti partecipato in qualche modo a questi eventi in digitale. In questi 18 mesi abbiamo tutti compiuto una inattesa, prepotente, adozione degli strumenti digitali: dalle piattaforme di videocall, alle app di e-commerce via smartphone. I nostri figli più giovani nel frattempo hanno aumentato ancor di più il tempo speso nelle piattaforme di gaming come Fortnite o Minecraft e Roblox per i più piccoli. I podcast sono esplosi e così anche la tv online. Insomma siamo tutti diventati più digitali in un mondo che è diventato sempre più rarefatto. 
Se è evidente che siamo tutti più digitali, dai bambini in DAD ai senior su WhatsApp è anche evidente a tutti che questo livello di digitalizzazione è molto banale, poco personale, poco convincente. Penso che nessuno sia un fan delle videoconferenze. Non esiste modo di incontrare altre persone se non quelle che sono in una lista prestabilita di invitati alle call. Call in cui non riusciamo nemmeno a muoverci. Siamo tutti fermi sulle nostre sedie. Nessuno che si alza, nessuno che parla con qualcuno, senza farsi sentire da tutti.  Tutte cose assurde. Irreali se poi ci aggiungiamo che parliamo spesso a microfoni spenti o facciamo VIDEO call senza accendere le telecamere. Questa cosiddetta “Zoom Fatigue” è però alla fine, sia perché torneremo alla nostra vita di sempre, sia perché il digitale sta assumendo una nuova dimensione tridimensionale. 
Zuckerberg che ha cambiato il nome di Faceboook in Meta definisce il metaverso “una internet fisica”, quindi con oggetti e persone in uno spazio misto digitale e reale, gtrazie alla realtà aumentata e virtuale.
Abbiamo quindi da una parte la consapevolezza che il digitale di oggi non sia capace di trasmettere la nostra empatia, personalità e tutto è diventato “piatto”, noioso, routinario, ma anche piatto come “flat” screen. L’esempio delle riunioni in videoconferenza penso sia un esempio perfetto.  
La tecnologia fortunatamente sta andando oltre questo mondo digitale per offrirci molto di più con AR e VR.E qui il metaverso. Ovvero l’andare OLTRE ( Meta in greco) il nostro mondo (uniVERSO) reale e DIGITALE. La prima definizione di metaverso sta in questo ANDARE OLTRE. Ma oltre cosa? Innanzitutto oltre gli schermi perché le tecnologie di realtà aumentata e virtuale ci consentono di avere dati, informazioni, nel nostro campo visivo, questo la “AR”. Oppure andare oltre quello che vediamo con visori sempre più potenti ed economici  in spazi lontani o in spazi nuovi, condivisi con altre persone, questo la “VR”.  Ma metaverso significa anche andare oltre le limitazioni dell’hardware e di essere in ambienti dove possiamo entrare “fisicamente” e  muoverci. Possiamo entrare nel metaverso con pc, smartphone, tablet, occhiali. Non conta il device con cui entriamo in un ambiente, quanto il motivo. E ci entriamo con una nuova identità che  è quella di un avatar, la nostra rappresentazione ( o una nostra proiezione per i più fantasiosi). Sebbene possa sembrare banale non lo è per niente. È come passare da essere una user e password ad essere in video streaming. Ormai ho provato 12 piattaforme di “collaborazione” in ambienti digitali (detti di spatial computing) ed ho fatto decine di meeting da 5 a 150 persone. Meeting dove ti muovi con il tuo avatar, in ambienti che sono hanno una “spazialità”, dagli uffici, alle sale conferenze. Luoghi dove decidi dove andare, dove sederti, dove parli solo con chi ti sta accanto,  dove quando prendi la parola ti alzi e vai sul palco. e senti veramente la tensione di parlare di fronte a tante persone. 
Attenzione però a non confondere il concetto di metaverso e queste iniziali forme espressive da “gaming”. Sto lavorando con psicologi esperti che si occupano di “Human Factors” e questo tipo di interazioni sono molto più empatici  di quanto non si pensi. Se pensate che esista una grande differenza tra vita reale e vita virtuale non avete figli con meno di 14 anni. Le giovani generazioni preferiscono comprare accessori  per i loro avatar che per se stessi. Non sono folli. Vivono per molte ore online e sono molto più esposti lì ad incontri di quanto non lo siano nel mondo reale. La riprova di questo non solo deriva da diverse ricerche, ma dal fatto che aziende della moda (Nike) e del lusso ( Gucci e Balenciaga) stanno vendendo vestiti, scarpe e accessori cosiddetti “DtoA” Digital to Avatar. E qui si inserisce un ulteriore livello di innovazione: nel metaverso, ad oggi, non ci sono euro o dollari, visa e american express. Ma valute delle piattaforme o criptovalute. E le criptovalute sono di fatto non solo la moneta ma anche il canale di vendita. I marchi del lusso vendono accessori privilegiando le cripto come Ethereum, che avendo costi di transazione molto elevati (400$ minimo) garantiscono un target appropriato. Tra l’altro questi oggetti sono spesso “NFT” ovvero “Non Fungible Token”  e quindi oggetti digitali certificati come unici e non interscambiabili ( come sono invece le cripto currency). Se pensate ancor di più che tutto questo mondo sia una mattata di pochi brand per pochi giovani “geek” è giusto che sappiate che i maggiori investimenti nel metaverso in questo momento sono proprio sulla parte dove si scherza di meno. Quella finanziaria. I gemelli Winklevoss che avevano fondato Facebook con Zuckerberg, hanno creato Gemini, un exchange di criptovalute di successo. Bene, hanno raccolto 400 milioni di $ da diversi Venture Capital per creare la valuta del metaverso. E sempre a proposito di numeri, Zuckerberg ha previsto 10.000 assunzioni di nuovo personale solo in Europa (UK esclusa), ha venduto 10 milioni di Oculus in 10 mesi e per iniziare a lavorare sul metaverso ha un previsto un investimento di 50 milioni di $ solo per questa prima fase iniziale. E già si vedono partnership interessanti come appunto quella già dichiarata tra Meta e Microsoft per gestire in VR quelle che ora sono le riunioni Teams.  Ci troveremo quindi un mondo dove muoversi tra diversi ambienti per partecipare ad una serie di attività: da quelle lavorative con nuove piattaforme di collaborazione a quelle di intrattenimento come partecipare a concerti, eventi con gli amici; il tutto in modalità che sono in fase di definizione tra avatar superealistici e streaming in realtà virtuale. 
Invito quindi tutti voi a seguire il tema del metaverso come appunto un “andare oltre” che poi è la mission di tutti noi Manager. Un buon punto di partenza può essere il corso di formazione organizzato con QUADRIFOR : “Realtà Aumentata, Virtuale e Metaverso”. Due giorni letteralmente di full immersion con visori VR, i vostri smartphone trasformati in visori di AR, visite guidate nel metaverso e sessioni di design per capire come poi realizzare progetti in azienda. 


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