La sfida diventa opportunità

05/10/2023 | 215

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di Ilaria Di Croce - Direttore Quadrifor

Fino a poco tempo fa essere sostenibili significava guardare al lungo termine, oggi è diventato una condizione necessaria per stare sul mercato. La crisi energetica, acuita dal conflitto in Ucraina, sta spingendo un numero sempre crescente di organizzazioni a diversificare le proprie fonti di energia e ridurre i consumi. La sfida della sostenibilità è più attuale che mai e in futuro si rivelerà determinante per garantire competitività delle imprese e occupabilità dei lavoratori.

Nella valutazione delle imprese sta crescendo l’attenzione ai criteri ESG (Environmental Social Governance) per arrivare alla creazione di un ecosistema virtuoso, in cui il profitto non è in contrasto con la tutela dell’ambiente e l’inclusione sociale. Gli investitori, anche in Italia, sono sempre più interessati a ricevere informazioni sulla sostenibilità di un’azienda per valutare le proprie mosse. E anche le piccole e medie imprese si stanno avvicinando a questo mondo, approcciando la reportistica in tema ESG con la redazione di bilanci di sostenibilità e la partecipazione al ranking etico.

Questa attenzione alle implicazioni ambientali e sociali dell’attività di impresa sta già producendo effetti sulla vita stessa delle aziende e sul lavoro delle persone. Innanzitutto, perché non c’è sostenibilità senza un impulso forte del management. Affinché sia efficace, occorre che la battaglia per la transizione ecologica sia condivisa da chi siede a capo delle organizzazioni e da chi è incaricato di gestire risorse, processi e persone.

Aumenta la domanda di competenze

La sostenibilità richiede poi collaborazione. Proprio perché impone sfide che sembrano superare le possibilità della singola impresa, rende necessari la cooperazione con attori diversi – organizzazioni no profit, pubblica amministrazione, comunità locali – e lo sviluppo di competenze nuove, a cavallo tra hard e soft skill. Per gestire la sostenibilità non basta saper usare le nuove tecnologie, ma occorre anche imparare a collaborare tra discipline e funzioni diverse: servono competenze manageriali, tecnico-applicative e sociali.

La sostenibilità, non a caso, è già entrata a far parte delle tematiche proprie della formazione professionale. Anche la nostra offerta formativa prevede percorsi dedicati al tema dell’ambiente e alla gestione di processi ispirati alla transizione ecologica delle aziende, con corsi che partiranno già questa primavera. Secondo una recente indagine, le richieste degli imprenditori in merito alle competenze manageriali sono orientate solo al 16% sulle hard skill: il 40% è alla ricerca di competenze soft e il 44% punta su un mix delle due tipologie. Ciò significa che le soft skill sono sempre più necessarie a quanti, come i middle manager, sono chiamati a un ruolo di cerniera tra azienda e collaboratori: attitudine, empatia, ascolto, predittività e capacità di coordinamento si rivelano fondamentali anche per attuare quella transizione ecologica che un numero crescente di imprese sta attraversando.

La maggior parte delle aziende necessita di formazione specifica per gestire la complessità e superare la resistenza al cambiamento. Affinché la crescita sia davvero sostenibile, occorre sviluppare condivisione delle responsabilità, flessibilità organizzativa e capacità progettuale. Per innovare l’impresa, bisogna innovare conoscenze e abilità e la formazione può aiutare a trasformare questa sfida in una nuova opportunità.

 
 


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